Provincia di Arezzo
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Comunque la si voglia girare, la 'colpa' (o, meglio, il 'peccato originale') è sempre di Amintore Fanfani; fu infatti il politico democristiano aretino che nel 1964, al momento di decidere il tracciato dell'opera destinata a cambiare il volto e la geografia economica dell'ltalia - l'Autostrada del Sole - fece la scelta fondamentale: l'A.I. sarebbe transitata non da Siena, come inizialmente ipotizzato, ma dalla sua Arezzo . Fu così che in qualche decennio il capoluogo di una provincia vasta, montagnosa, periferica ed essenzialmente agricola si trasformò in una fiorente città industriale. Se non si ha chiaro questo, diventa difficile interpretare I'essenza odierna del 'fenomeno' Arezzo e del suo territorio: un tessuto a macchia di leopardo in cui, al boom economico e urbanistico di aree come il Valdarno e la Valdichiana, fanno riscontro enclave quasi fuori del tempo, sulle quali anche l'onda lunga del turismo è arrivata tardi e lieve. Almeno fino a quando non sono comparse nuove grandi strade, come la E45 Perugia - Cesena e le sue diramazioni, a solcare il territorio facendosi largo anche tra le montagne, quelle dell'Appennino tosco-romagnolo, che costituivano non solo ostacoli naturali, ma anche confini psicologici e culturali radicati. Eppure nell'immaginano collettivo Areno e dintorni rimangono la città di Piero della Francesca e della Giostra del Saracino, il comprensorio dei castelli medievali e dei grandi monti (primo fra tutti il Falterona, dove nasce il fiume per antonomasia dei toscani, l'Amo), dei santuari monastici e delle foreste impenetrabili che si incuneano a Oriente fino in vista dell'Adriatico, invadendo a tratti il crinale marchigiano, dei grandi parchi e delle tradizioni rurali o artigianali: dai fabbri di Stia ai lanaioli casentinesi. Le grandi industrie, cosi come alcuni suburbi produttivi che, pian piano, si sono estesi fin dentro le vallate secondarie e sui fianchi delle colline, restano insomma sullo sfondo e se da un lato incrinano l'incanto dei paesaggi, dall'altro rappresentano il tributo da pagare al benessere e al buon funzionamento della macchina economica Anche grazie a questa sorta di affrancamento reciproco tra antico e moderno. gemme come Cortona o Sansepolcro possono risplendere di luce propria Anche la città di Areno pare attraversare da qualche anno una virtuosa fase di transizione. Chiusasi forse per sempre I'epoca dello sviluppo industriale, si è aperta adesso quella della riorganizzazione e della valorizzazione. Lo dimostrano i recenti tentativi di razionalizzare il traffico con l'apertura, a ridosso delle mura. di una serie di parcheggi collegati al centro storico da passaggi pedonali e scale mobili, e la campagna di rilancio turistico - culturale del centro storico iniziata con i restauri, nella cattedrale di S. Francesco, dello straordinario ciclo pierfrancescano della Leggenda dello Vera Croce con la mostra correlata. Un centro storico, va aggiunto, che contrariamente a quanto accaduto in atte città toscane ha mantenuto. aldilà del suo pur indubbio valore monumentale, una intrinseca vitalità e dove il rischio di un'asettica 'musealizzazione' sembra lontano. Se ciò è vero nel capoluogo, lo è a maggior ragione nei centri minori, dove l'aria buona di provincia - in senso assolutamente positivo - spira ancora forte e permea la realtà di borghi e cittadine, dove è raro, anche nei casi più eclatanti, trovare certe atmosfere artificiose. Con i contrattempi che tutto ciò può provocare, d'accordo: per esempio una mentalità non sempre 'turistica' e un'organizzazione a volte un po' casereccia. Ma coi tempi che corrono, ciò può dirsi un male?